Qualche numero sul livello di inquinamento in Cina

Quando si parla di ambiente, ormai viene automatico pensare a cambiamento climatico, smog, inquinamento, specie in via di estinzione, sfruttamento delle risorse non rinnovabili ed esaurimento delle riserve idriche. Sicuramente lo stile di vita del nuovo millennio e l’impennata nei consumi energetici e di carburanti stanno mettendo alle strette il nostro pianeta.

Esistono moltissime campagne ed organizzazioni che si occupano di sensibilizzazione ed informazione, molti governi stanno prendendo provvedimenti per arginare i danni e meeting internazionali come il COP 21 tenutosi a Parigi il Dicembre scorso.

Tuttavia, non tutti i paesi sembrano ugualmente sensibili all’argomento: in particolar modo, il governo cinese (già tristemente famoso per una scarsa tutela dei diritti umani e per una censura semi totale su media e social media) sta abilmente nascondendo il problema dell’inquinamento ambientale, tra l’altro particolarmente pressante in alcune aree della Cina, tanto che il 99% delle controversie di natura ambientale rimane esclusa dall’ambito giuridico.

Qualche dato

La cifra più sconvolgente e spaventosa che può darci un’idea della gravità del livello di inquinamento dell’aria di molte città Cinesi è il numero di morti premature causate proprio dall’inquinamento atmosferico: 500 mila nel 2013 (si stima che la cifra sia ora salita a 700 mila a causa del numero crescente di industrie).

Pechino è la città più colpita e a rischio; l’aria della capitale contiene una quantità di polveri sottili cinque volte superiore alla media nazionale, e dodici volte più grande del limite consentito dall’Organizzazione Mondiale della Salute. Sempre nell’aria di Pechino sono contenuti ben quindici agenti cancerogeni e il livello di inquinamento è 14 volte superiore al livello massimo per l’ambiente.

L’inquinamento atmosferico è visibile ad occhio nudo e la nube tossica generata in Cina e nel Sud Est Asiatico è stata rilevata dai satelliti: copre tutte la parte occidentale del continente asiatico e si spinge fino le coste dell’Alaska.

Il carbone

Il consumo di carbone è una delle cause principali dell’inquinamento cinese. L’esempio più eclatante è quello della provincia di Hebei, detta “il caminetto del mondo”. Basti pensare che nel 2013 sono andate consumate 3600 milioni di tonnellate di carbone nel mondo, la provincia di Hebei da sola è responsabile per il consumo di 300 milioni di tonnellate.

Lo stesso discorso vale per Shangai dove il tasso di inquinamento è talmente alto da corrispondere all’incirca a 10 kg di carbone per ogni metro quadro della città. E d’inverno la situazione peggiora ulteriormente: durante la stagione fredda viene consumato molto più carbone (tra l’altro di pessima qualità) e si produce una quantità di polveri sottili 25 volte superiore a quella prodotta in estate.

Tutte queste cifre sono da capogiro, ma lo spazio per attivisti e proteste in Cina è estremamente limitato, se non nullo. Finché le pressioni della comunità internazionale non riusciranno a far breccia nel muro di silenzio e omertà eretto dal Partito Comunista, la situazione è destinata a peggiorare.